Caso botulino: indagini in Campania nel ciclo di produzione

Il Quotidiano del Sud
Caso botulino: indagini in Campania nel ciclo di produzione

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Dopo il caso botulino, indagini sui reperti recuperati a Diamante e nel ciclo di produzione dei prodotti utilizzati provenienti dalla Campania


DIAMANTE – Il “caso” del botulino che ha caratterizzato in negativo buona parte delle giornate estive a Diamante e lungo la Riviera dei cedri, non si è esaurito. Il decesso di due persone e la lunga e faticosa convalescenza di altri villeggianti e turisti, colpiti dal botulino, rappresentano le motivazioni per cui si richiede chiarezza fino in fondo; la stessa invocata dai familiari di Luigi di Sarno, 52enne di Cercola, nel napoletano, e Tamara D’Acunto, di 45 anni, di Diamante deceduti per la presenza di botulino nel cibo. La Procura di Paola, diretta da Domenico Fiordalisi, intende andare fino in fondo.

DALL’ASP DI SALERNO LE INDAGINI IN CAMPANIA SUL CICLO DI PRODUZIONE DEI PRODOTTI CHE CONTENEVANO BOTULINO

Si apprende che l’azienda sanitaria di Salerno ha effettuato una serie di accessi nello stabilimento di produzione di Scafati dei prodotti ritenuti a rischio. Sarebbero state individuate delle situazioni di non conformità “significative” sulle procedure di autocontrollo, ma anche sulle condizioni igienico sanitarie di struttura e attrezzature. Si valuta il rischio sul “pericolo di contaminazione biologica durante la lavorazione”, tant’è che nei confronti della ditta, disposta la sospensione di produzione e commercializzazione fino alla dimostrazione dell’eliminazione delle “non conformità”. Sarebbero emerse gravi falle sulla documentazione e certificazione del processo produttivo. Nello stesso impianto i controlli avrebbero accertato la mancanza della strumentazione per il rilevamento dei valori. Una serie di mancanze nei vari processi di produzione e nella gestione dei prodotti semilavorati; carenze sarebbero emerse anche nelle fasi, importanti, del pretrattamento termico per alimenti, specialmente per i vegetali, forse anche per i sospettati “friarielli”.

La procedura è particolare e consiste nell’immersione breve in acqua bollente o vapore, seguita da un rapido raffreddamento, “utilizzato per inattivare gli enzimi responsabili di imbrunimento e deterioramento, preservare colore, sapore e nutrienti, e rendere le verdure più morbide o croccanti”. I tecnici de
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