Il Quotidiano del Sud
Cutro, vince al gioco mezzo milione e ottiene il reddito di cittadinanza: assolto
Assoluzione per un uomo di Cutro percettore di reddito di cittadinanza nonostante vincite al gioco on line per oltre mezzo milione di euro
CUTRO – Assolto un percettore del reddito di cittadinanza che aveva ottenuto il sussidio pur essendo benestante grazie a vincite da gioco on line per oltre mezzo milione di euro conseguite dal 2017 al 2019. Nessun reato, dunque. Lo ha deciso la giudice del Tribunale di Crotone Giulia Crisci, che ha scagionato S.F, 56enne di Cutro. L’uomo rischiava una condanna ad 1 anno e 6 mesi di reclusione. Questa la richiesta della pubblica accusa per violazione della legge 26/2019, istituita come misura per contrastare la povertà e favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle persone a rischio di emarginazione. Ma accolta la tesi difensiva, sostenuta dall’avvocato Salvatore Rossi. L’imputato è assolto “perché il fatto non sussiste”.
VINCE AL GIOCO E OTTIENE IL REDDITO DI CITTADINANZA: IL PROCESSO ALL’UOMO DI CUTRO
Il pm Andrea Corvino ne aveva chiesto il rinvio a giudizio perché nell’istanza per l’ottenimento del reddito di cittadinanza l’uomo non ha dichiarato vincite da gioco per ben 519.868,62 mila euro. Emerso dal difensore, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, come le vincite attribuite al suo assistito venissero indicate senza detrarre le perdite. Il legale, inoltre, ha puntato sulla mancanza dell’elemento psicologico del reato, per cui la condotta contestata non risulterebbe accompagnata dalla consapevolezza e dal dolo indispensabile per la punibilità. Insomma, forse l’uomo non sapeva. Certo, bisognerà conoscere le motivazioni della sentenza per comprendere il ragionamento che la giudice ha seguito per arrivare al verdetto che sconfessa la ricostruzione della Guardia di finanza di Crotone.
I PRECEDENTI
Da varie inchieste condotte dalle Fiamme gialle crotonesi è emerso che tra gli indebiti percettori della prestazione sociale, in taluni casi beccati mentre erano intenti a lavorare in nero, c’erano anche condannati per ‘ndrangheta. Perfino boss a cui venivano sequestra
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