Regionali in Calabria, Tridico: «C’è tanto da fare»

Il Quotidiano del Sud
Regionali in Calabria, Tridico: «C’è tanto da fare»

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Intervista a Pasquale Tridico, candidato presidente della coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni regionali in Calabria. Dal reddito di dignità all’agenzia unica per la sanità


POLISTENA – Continua, senza soste, il tour elettorale di Pasquale Tridico, leader e candidato presidente per l’ampia coalizione di centrosinistra, che lo sta portando a visitare paesi e realtà di ogni angolo della Calabria. Nella tappa di Polistena Tridico ha avuto modo di stringere molte mani e ascoltare le istanze dei cittadini offrendo, contestualmente, le sue proposte e la sua visione per rilanciare i territori dove, ha esordito, «c’è tanto da fare». E, a questo proposito, lo abbiamo brevemente intervistato porgendogli alcune domande inerenti la stringente campagna elettorale.

Pasquale Tridico, lei ha lanciato ai calabresi la proposta del reddito di dignità ricevendo però la disapprovazione dei suoi competitor che l’hanno aspramente criticata. Come risponde?

«Non si può ignorare che un calabrese su due è a rischio povertà. Qui manca reddito. Bisogna avere il coraggio di puntare su una misura di inclusione sociale e contrasto alla povertà e per questo la rivendico come assistenza attiva, però esclusa dall’assegno di inclusione, che impiegherà i percettori in molteplici progetti di utilità sociale come politiche attive in capo alle regioni. La criticità del RdC è consistita nel fatto che molte regioni hanno volutamente boicottato quella misura mentre il RdD, invece, sarà emanato a livello regionale e finanziato da progetti europei».

Ha stimato i costi di questo intervento?

«500 euro a persona mensili per una spesa che si dovrebbe attestare sui 110/120 milioni di euro all’anno. Importi finanziati da fondi europei già previsti per l’inclusione che mirano ad una platea di circa 20/30mila beneficiari».

Sul piano piano politico, lei s’è fatto una idea del perché Occhiuto si è dimesso?

«No. Ha introdotto una fattispecie nuova: il politico indagato per corruzione che non si dimette per affrontare serenamente il processo ma per ricandidarsi perché pensa che essendo rivotato possa essere esonerato dalle investigazioni della magistratura. Questo succede nei paesi dell’America Latina. Un atto di cinismo spregiudicato nei confronti delle istituzioni democratiche
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